martedì 28 novembre 2017

Il Cielo può sedurre più della carne: Olive Custance, la poetessa cattolica che sposò l’amante di Oscar Wilde

di Luca Fumagalli

Quattro raccolte poetiche e un marito celebre non bastarono a garantire a Olive Custance (1874-1944) la notorietà che avrebbe meritato. Il suo nome rimane confinato ancora oggi nelle note a piè di pagina del decadentismo inglese, solleticando al massimo l’interesse di qualche collezionista di testi tardo-vittoriani. Anche gli studi a lei dedicati, ad eccezione della breve monografia Olive Custance: Her Life and Work (1975) del carmelitano Brocard Sewell – curatore pure di un’antologia intitolata The Selected Poems of Olive Custance (1995) –, si limitano perlopiù a sintetici accenni in volumi miscellanei e a una manciata di articoli.
Eppure la Custance, che certamente pagò l’aver vissuto all’ombra di Lord Alfred Douglas, era una delle poetesse migliori del suo tempo, paragonabile per talento a Dollie Radford e Alice Meynell. Fu nel novero degli autori che gravitarono intorno alla casa editrice The Bodley Head di John Lane e scrisse contributi per riviste di grido come «The Yellow Book» e «The Savoy», dirette rispettivamente da Henry Harland e Arthur Symons. Aubrey Beardsley la omaggiò con un Ex librisdisegnato di suo pugno, e la scrittrice Natalie Barney, di cui fu amica, elogiò ampiamente la bellezza evocativa della sua lirica.La breve monografia di padre Brocard Sewell dedicata a Olive Custance
Figlia di un colonnello dell’esercito, Olive Custance iniziò a scrivere i primi versi in giovane età guadagnando presto l’ammirazione dei circoli culturali della capitale. Alla campagna nei dintorni di Norwich, dove abitava la famiglia, preferiva di gran lunga la caotica Londra, brulicante dei nuovi fermenti artistici che giungevano dal continente come una ventata d’aria fresca. Nei suoi volumi di poesie – Opals (1897), Rainbows (1902), The Blue Bird (1905) e The Inn of Dreams (1911) – si nota una certa patinatura fin de siècle, un viaggio nell’inesauribile mistero dell’essere umano che, in verità, risulta più affine al simbolismo piuttosto che al decadentismo tout court. Né mancano componimenti religiosi, il cui numero andò progressivamente aumentando nel corso degli anni, specie dopo la conversione alla Chiesa di Roma.
Prim di incontrare il futuro marito, l’amore di Olive Custance fu tutto per John Gray, giovane e attraente poeta, amico di Oscar Wilde, che una consolidata tradizione indica come modello del quasi omonimo protagonista del Ritratto di Dorian Gray. Il ragazzo, all’epoca venticinquenne, più tardi abbandonò il vizioso sottobosco bohémien per diventare sacerdote cattolico, e mantenne con Olive una lunga corrispondenza, piena d’affetto e di utilissimi consigli letterari.
Nel giungo del 1901, quando “Wild Olive” – come la Custance era solita firmarsi – incontrò per la prima volta Lord Alfred Douglas, soprannominato “Bosie”, fu per entrambi amore a prima vista. Douglas, classe 1870 ed egli stesso poeta di discreto valore, era appena scampato alla burrascosa relazione che aveva condotto Wilde alla tomba ed era ansioso di rifarsi una vita. I soldi ereditati dal padre, però, erano stati sperperati quasi subito e con essi erano andate in fumo le speranze di poter cominciare daccapo, allontanando per sempre il fantasma di quel processo che aveva causato l’incarcerazione dell’amante e gettato fango sul suo nome.
In autunno, mentre Douglas era in America per trovare una ricca ereditiera da impalmare, Olive, consapevole che il matrimonio con il dolce Bosie sarebbe stato impossibile, si fidanzò ufficialmente con George Montagu, membro del parlamento, destinato a ereditare un titolo nobiliare e un’immensa fortuna. Quando Alfred Douglas tornò in Inghilterra a mani vuote, lottò con le unghie e con i denti per riavere la donna che amava. Quest’ultima, dopo un’iniziale resistenza dettata più dalle convenzioni galanti che da un reale convincimento, ruppe il fidanzamento con Montagu e i due poterono convolare a nozze nel marzo del 1902, pur senza il consenso della famiglia Custance.L’Ex Libris che Aubrey Beardsley disegnò per Olive Custance
La loro vita matrimoniale fu un alternarsi di drammatici alti e bassi.
Se, a coronamento dei primi idilliaci mesi, Bosie riuscì ad appianare i dissapori con i suoceri, il malessere che gli derivò dal coinvolgimento in numerosi processi legati dell’eredità letteraria di Wilde contribuì al dilagare della tensione tra le mura domestiche. Ingannandosi di poter trovare un po’ di requie, Douglas si concesse ad altre donne, come Doris Edwards e la pittrice Romaine Brooks, mentre Olive faceva da sola i conti con la schizofrenia del loro unico figlio, Raymond, che avrebbe trascorso la maggior parte della vita in un ospedale psichiatrico.
Il vero annus horribilis della coppia fu il 1911: la conversione di Lord Alfred Douglas al cattolicesimo, naturale coronamento delle posizioni conservatrici maturate da quando, nel 1907, era diventato direttore del «The Academy», scavò un solco profondissimo tra lui e i Custance, fieri protestanti. Il rapporto con Olive – che si sarebbe convertita a sua volta nel 1917 – naufragò definitivamente; non si giunse al divorzio, ma dal 1913 i due iniziarono a condurre esistenze separate. Persero così la custodia del figlio, che passò al colonnello Custance.Olive Custance (1910 ca.)
Il loro amore, burrascoso ma al fondo sincero, si riaccese solo nel 1932, quando Olive decise di trasferirsi a Hove, nei pressi di Brighton, occupando un’abitazione vicino a quella del marito. Da quel momento, fino alla scomparsa della donna, i Douglas ripresero a vedersi quasi ogni giorno, facendo anche amicizia con Marie Stopes, Montague Summers e altri personaggi eccentrici. Lord Alfred morì a pochi mesi di distanza dalla moglie, nel 1945.
Negli anni ’30, ritrovata la serenità, “Wild Olive” aveva ricominciato a scrivere. Nuove poesie comparvero su varie testate, mettendo fine a quel lungo silenzio che durava dal 1911. Si trattò di una “seconda primavera” che, pur non raggiungendo stilisticamente i livelli dei primi lavori, confermò la direzione che la sua lirica aveva preso tempo addietro. L’ “inquiétude de Dieu” di un Rimbaud richiamava, nel dialogo costante tra sacro e profano, i momenti luminosi della gioventù.
Il cattolicesimo, di cui Olive aveva abbandonato la pratica solo pochi mesi dopo la conversione, tornò prepotentemente a bussare alla porta della sua anima durante gli ultimi giorni di vita. Nel letto, con le lacrime agli occhi, mentre stringeva la mano del suo Bosie, si pentì di aver anteposto alla religione se stessa e la letteratura. Come l’opale che tanto venerava – “Opal” era infatti un altro dei suoi nomignoli – aveva condotto un’esistenza multicolore, piena di contraddizioni e peccati. La speranza, comunque, non era mai venuta meno. Forse, prima di spirare, pensò per un’ultima volta a Beauty, quella poesia che aveva scritto in un momento di rara felicità, un’accorata preghiera rivolta alla Madonna: davvero, ora ne era certa, il Cielo poteva sedurre più della carne.
da: www.radiospada.org

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