martedì 18 luglio 2017

Boni sitis si potestis in Regno Christi

di Luca Fumagalli

Dedicato a tutti quelli che cercano ogni giorno di viver da Cristiani Cattolici, nonostante tutto.

Scrivo queste poche righe con le lacrime agli occhi e anche con una certa rassegnazione poiché penso che comunque non cambierà molto nel cosiddetto mondo “tradizionalista una cum e non una cum” che, bene o male, condivide la stessa Messa.
Sono forse il più folle e lunatico “tradizionalista” che abbia frequentato e che frequenta diverse realtà conservatrici e che, negli anni, anche se con fatica, ha provato a voler bene davvero ad ogni singolo fedele. Alcuni se ne sono andati, diversi sono ritornati o hanno abbandonato la Fede, altri ancora hanno seguito false convinzioni teologiche; qualcuno, per il gusto di cambiare, ha girovagato per seminari e per realtà così diverse tra loro che alla fine è ritornato all’origine o si è arreso al modernismo.
Spesso, però, la colpa di tutto ciò non è solo dei fedeli instabili, ma anche delle attenzioni che gli altri credenti o i sacerdoti hanno nei confronti dei nuovi arrivati. È vero che le cappelle e le chiese ove si celebra la Messa di sempre hanno preti certamente più in gamba di quelli delle parrocchie “normali”, ma è altresì vero che a volte manca un po’ di comprensione umana verso coloro che magari si sono accostati a questa realtà solo da poco e che non sanno ancora quali siano le regole e gli atteggiamenti da avere per vivere bene la Fede Cattolica autentica.
Io, purtroppo, l’ho imparato solo da poco, nonostante sia tra i vecchi conservatori: con la durezza o la rigidità a tutti i costi verso coloro che vorrebbero vivere meglio la loro Fede, si ottiene solo l’effetto opposto.
Poiché siamo uomini e donne liberi, se forziamo il prossimo a fare qualcosa che non gli piace, pur essendo giusta, o lo attacchiamo senza usare un po’ di misericordia, non lo guadagniamo a Dio ma rischiamo di allontanarlo. Alcuni santi come Filippo Neri e don Bosco, che spesso viene citato durante gli esercizi spirituali di sant’Ignazio, ce lo ricordano molto bene. Il primo infatti soleva ripetere: «Non fate i maestri di spirito e non pensate di convertire gli altri; ma pensate a regolare prima voi stessi»; e il secondo: «Amate ciò che amano i giovani, affinché essi amino ciò che amate voi. Per evitare rivalità ed ostilità io debbo tenere il metodo finora seguito: fare senza dire. Dite ai giovani che li aspetto tutti in Paradiso. Noi qui facciamo consistere la santità nello star molto allegri».
Nelle nostre piccole realtà, simili a volte all’Isola che non c’è, manca il concetto di comunità che invece ben si realizza, anche senza un fondamento Cattolico serio, nelle parrocchie. È vero, veniamo da posti diversi, spesso molto distanti tra loro, tuttavia i mezzi di comunicazione attuali ci danno enormi possibilità che ritengo andrebbero sfruttate. Se è vero che non siamo obbligati a sentirci una comunità, è pur vero che di questo passo si tornerà molto presto a chiese domestiche: quando i legami non si saldano tutto finisce. Chi impedisce ai fedeli di trovarsi dopo la Messa tra loro per qualche Agape conviviale o contattarsi tramite i moderni strumenti tecnologici per scambiare due chiacchere o recitare il Rosario e le preghiere del mattino e della sera?
Se alcuni santi non si vergognavano di pregare nei posti più impensati, persino in bagno, perché non utilizzare i media per fini utili e nobili indipendentemente dal luogo ove ci troviamo? Chi ci impedisce di ritrovarsi per organizzare insieme le vacanze invernali o estive?
Impariamo a fare comunità e a rispettarci tra noi. È vero, le posizioni teologiche sono molto importanti, però converrete con me che se uno sceglie un tipo di Messa sta già facendo un buon passo verso la Verità. Purtroppo l’unica cosa certa è che questo è forse il periodo storico più buio che la Chiesa abbia mai vissuto. Sarebbe pertanto utile che coloro che hanno la stessa visione comincino a vivere come se facessero parte di una comunità, “una cum” i primi, “non una cum” i secondi. Quando e se questa disputa verrà risolta, allora entrambi potranno riunirsi e pregare insieme per poi un domani far rinascere le parrocchie di una volta.
Non vorrei che questo venisse preso come un articolo sentimentalista. Piccole o grandi comunità che creino legami di preghiera, di amicizia e di vera fratellanza e, chissà, magari anche proposte lavorative condivise, secondo ritmi cristiani, sono importantissime.
Alla fine di tutto, però, ciò che importa davvero è la Santità. Non stanchiamoci mai di averla come chiodo fisso e tutto intorno a noi, nonostante fatiche e tribolazioni, si trasformerà in gioia.
Amiamoci gli uni gli altri come Lui ci amati e impariamo che non c’è amore più grande del dare la vita per i propri Amici. Senza vergogna, sine timore, creiamo legami seri di amicizia tra noi e saremo luce del mondo e sale della terra, poiché la nostra amicizia sarà l’immagine della Sua. Questo ce lo ricorda Pio XIII che cita a sua volta sant’Agostino: «Se vuoi vedere Dio, hai a disposizione l’idea giusta: Dio è Amore. Ma se non ami il fratello che vedi, come puoi amare Dioche non vedi?»
Amiamo i nostri amici e ancor più i nostri amici cattolici, altrimenti come potremmo esser credibili difronte agli altri? «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16)
Prima di salutarvi, vi dedico questa poesia di Jorge Luis Borges, da me rielaborata in Catholicstyle, sperando possa piacervi e nella speranza che possiate condividerla con coloro a cui più volete bene e che magari chiamate Amici o Amiche.

Non posso darti soluzioni
per tutti i problemi della vita
Per i tuoi dubbi o timori ti dico confida in Dio,
poiché io posso solo ascoltarli e dividerli con te
Non posso cambiare né il tuo passato
né il tuo futuro
Però quando serve starò vicino a te
Non posso evitarti di precipitare,
solamente posso offrirti la mia mano
perché ti sostenga e non cadi
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo
non sono i miei
Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice
Non giudico le decisioni che prendi nella vita
Mi limito a consigliarti e a stimolarti sulla via del Bene
e aiutarti se me lo chiedi
Non posso tracciare limiti
dentro i quali devi muoverti,
Però posso offrirti lo spazio
necessario per crescere
Non posso evitare la tua sofferenza,
quando qualche pena ti tocca il cuore
Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere
Solamente posso volerti come sei, pregare perché viva ogni tuo giorno da Cristiano
ed essere tuo amico.

P.S. un ricordo nella Preghiera.

da: www.radiospada.org

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