martedì 31 gennaio 2017

La musica italiana premiata ad Hollywood

di Carmelo Fucarino

Carmelo Fucarino
Sullo splendido Red Carpet dell’Hard Rock Cafe di Hollywood il 9 novembre 2016 ha sfilato Gianni Ephrikian, compositore e direttore di orchestra italiano, in occasione del premio ricevuto in riconoscimento del suo talento e delle qualità artistiche della sua produzione. Per l’Associazione Producer’s Choise Honors si è trattato di un anno particolare: ha compiuto venticinque anni di attività, che ha voluto festeggiare con un premio speciale del LAMA (Los Angeles Music Awards). La selezione ha coinvolto tutti i più di 2000 candidati che si sono cimentati in questo concorso del Venticinquennale di attività. Gianni Ephrikian si è classificato fra i Top Ten della categoria di migliore produttore musicale del venticinquennale (Best of 25 LAMA Music Producer1991-2016).
Compositore e direttore d’orchestra, Gianni è figlio d’arte. Il padre Angelo Ephrikian, di origine armena e figlio della diaspora in conseguenza del terribile genocidio, perpetrato tra il 1915 e il 1916, esecrato recentemente da Papa Francesco, fu giustamente definito “l’archeologo degli spartiti”. Egli infatti ebbe il merito di avere dissepolto, dall'inizio del 1947 fino alla sua prematura morte nel 1982, dalla polvere ammuffita degli archivi della Biblioteca di Torino i manoscritti originali autografi delle partiture di Antonio Vivaldi, ben 520 capolavori eclissati del "Prete Rosso", lì sepolti dopo una rocambolesca avventura di lasciti. Fu un'opera, lunga ed infaticabile, giustificata dalla sua passione ed esperienza nel dar vita e voce allo straordinario patrimonio di musica barocca attraverso un titanico lavoro di trascrizione manuale e di revisione critica degli spartiti. Ne testimoniano la sovrumana impresa il suo Istituto Italiano Antonio Vivaldi del 1947, il corpus dell’intera opera strumentale pubblicata da Ricordi, le registrazioni della sua casa discografica Arcophon sorta nel 1960. Fu anche raffinato direttore di orchestra dell’AIDEM di Firenze, dei Filarmonici di Bologna e dei Solisti della Scala e compositore di eccellenti opere strumentali, attività certificate dai prestigiosi riconoscimenti nazionali ed internazionali (biografia di Alessandra Cruciani, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 43, 1993).
Il figlio Gianni Ephrikian non avrebbe potuto seguire altra strada con questo eccezionale input. Però, compiuti da bambino gli studi di teoria, solfeggio e pianoforte, nonostante fin dalla nascita fosse vissuto immerso nella musica barocca, sul finire degli anni ’50 fu preso dalla malia di quella musica nuova che trascinava i giovani di quell’epoca e si inserì in quel clima rivoluzionario del rock and roll. L’esperienza dei gruppi rock lo assorbì per alcuni anni e lo condusse a sperimentare vari strumenti, la batteria, la chitarra, il basso elettrico. Era l’immersione in quella frenesia musicale che aveva incantato i giovani della sua età. Era la preparazione alla ricerca musicale che nei primi anni Settanta avrebbe condotto alla sua vera passione, quella per la musica orchestrale che emerse e si impose nella sua attività e nella sua professione di musicista. Aveva trovato la sua vera strada che non ha più abbandonato. Quella spensierata scorribanda giovanile gli sarebbe stata comunque di base, avrebbe gettato dei semi e prodotto le radici che sarebbero maturate e trasformate nella nuova ricerca musicale. La prima esigenza fu la costituzione di uno studio di registrazione ad altissimo livello tecnologico, per potere registrare con una certa libertà ed indipendenza. Il secondo passo fu la formazione di un gruppo concertistico. Ovvie le difficoltà iniziali, il graduale ampliamento di organico, dal piccolo quartetto fino a giungere alla formazione di una vera e completa orchestra strumentale. È stata non solo una questione di maestri che sapessero impegnarsi in un’attività così ardua e in un piccolo paese di provincia, di confine ed eccentrico, alla periferia delle linee di programmazione musicale nazionale, come Treviso. Si trattò anche di entrare nel complesso strumento compositivo delle partiture e dell’orchestrazione e di trovare partecipazione e collaborazione di artistici, che sono stati numerosi e in tanti generi musicali. Superate queste difficoltà, il momento di consolidamento e di progettazione stabile è stato la creazione di una sua etichetta discografica, la Holly Music, sotto la cui sigla ha prodotto svariate compilation, da lui orchestrate e dirette. A dare nuovo slancio è stato l’incontro con il chitarrista Massimo Scattolin e con il clarinettista Fabio Battistelli che hanno propiziato la creazione di una propria orchestra, la “Venetian Dream Ensemble”, che riassume il luogo mitico, quello esistenziale della musica vivaldiana (chi non ricorda lo strappacuore Anonimo veneziano di Benedetto Marcello) e le speranze, possiamo dire, i loro “sogni nel cassetto”. Da qui è nato il cd “Sensations”, 14 brani composti da Gianni Ephrikian e Massimo Scattolin, orchestrati e diretti da Gianni. Essi sviluppano dei temi e dei ritmi coinvolgenti attraverso un loro originale sound. Inoltre intessono una varietà di soluzioni armoniche e di coinvolgimenti emotivi. L’avvio è dato dalla malinconia di “Angeli”, per poi distendersi in una sequenza in cui si alternano la fuga pianistica di “Vertigo”, la dolcezza sognante del “Love Theme”, la insistente voce della primavera, quasi al centro della compilation l’omaggio alla città dei sogni, Venezia a piena orchestra, accompagnata dal primo piano dei tocchi della chitarra, per perdersi nell’inno a canto aperto all’Oceano, o fra l’ondeggiare dei Pensieri al vento e le modulazioni vibranti di “Trasparenze”, per un improbabile nostalgico e triste ritorno “Verso casa” Ma ognuno può ricavare riverberi e risonanze e accenti del proprio profondo, nell’alternarsi di pathos e mediazioni sonore. La particolarità della musica sta proprio nella soggettività del sentire empatico.
Ma è soprattutto nuova nel panorama italiano la sua produzione concertistica, la cui qualità artistica è stata riconosciuta e premiata proprio ad Hollywood. Non saprei a quale dare la precedenza nelle preferenze delle sue tre “suites for brass, orchestra and electric guitar”. Quell’attacco di Water for Africa (6,62), dal bassissimo fino all’esplosione, il lacerante richiamo di una natura ostile, fino alla ricerca del bene che si dispera nel rintocco e si oscura nella voce cupa dei tamburi per riprendere poi quel tema triste e angoscioso, insistente ritmato dai suoni amorfi della batteria, una estenuante visione di dune e deserto, di visi e anime perdute che alla fine appaiono in una sequenza vocale, puro suono che si autoesalta e poi scompare sotto l’incalzare cupo e sonoro degli ottoni e il dialogo incalzante dei violini che prolunga in crescendo quella brama di vita e di esistenza. L’inno alla terra attraverso il suo arcano respiro (The breath of the earth, 5,12), che tante suggestioni melodiche e artistiche ha suscitato, procede invece glorioso e possente nel tripudio degli ottoni nel loro dialogare che afferma la bellezza della vita e si complica negli accordi della chitarra, nella liquidità dell’organo, un dialogo che vuole affermare attraverso il battito della batteria, l’intrusione di chitarra languida e le trombe osannanti la grandiosità della Terra, espressa in quel sottotitolo esplicativo “orchestral documentary nature”. Sognante l’avvio della chitarra e sottofondo orchestrale riverberante di Pensieri nel vento (3,49) per poi scompigliarsi in insistenti suoni di piano, in una diversa esposizione rispetto al brano della compilation, ampia e distesa, dialogante come l’ingarbugliarsi di pensieri sognanti. Per chi vuole immergersi nell’atmosfera spagnola basta abbandonarsi alle interpretazioni del Concierto de Aranjuez e del Double Concert di Astor Piazzolla, con il tocco della chitarra di Massimo Scattolin.
Di ritorno dagli States il sindaco di Treviso ha voluto offrire in dovuto omaggio il Teatro Comunale, per accogliere il figlio carico di allori e per far conoscere ai suoi concittadini la sua musica, ma anche per ricordare i suoi figli benemeriti, - pochi ormai ricordano Giovanni Comisso, premio speciale Viareggio del 1952 con Capricci italiani e Premio Strega del 1955 per Un gatto attraversa la strada. È stata l’occasione per dare un segno di riconoscenza a tutta la famiglia, a cominciare dal padre ingombrante e grandioso, e aggiungere anche la figlia non meno celebre che ha riempito il cuore di un’intera generazione con le sue coinvolgenti interpretazioni, la Laura Ephrikian delle nostalgie giovanili di tante generazioni di italiani.

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