mercoledì 18 gennaio 2017

I Promessi sposi. Cinquantesimo anniversario dell’opera televisiva di Sandro Bolchi

di Marcello Giuliano

Nel 1967, esattamente cinquant’anni fa, Sandro Bolchi, autore di numerose trasposizioni televisive, realizza, forse, il suo capolavoro: I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
Della durata di complessivi 480′, otto puntate trasmesse dall’1 Gennaio 1967 al 19 Febbraio 1967, Bolchi dona al pubblico
un romanzo in cui immagine e parola già nella mente del Manzoni erano nate pressoché insieme. Francesco Gonin, infatti, del romanzo aveva curato l’editio princeps, pubblicata nel 1840.
Con la collaborazione di Riccardo Bacchelli, per la sceneggiatura, e di Giancarlo Sbragia, in qualità di narratore fedele del testo manzoniano, Bolchi porta in ambienti esterni il genio recitativo di attori di primo ordine, formati alla dura scuola del teatro, imprimendo alla televisione la svolta del secolo: mantenere la qualità del teatro, ambientando la scena anche fuori degli studi televisivi.
Essi tennero sospesi per otto domeniche, in prima serata, anche noi bambini di dieci anni. Fu la magia della bellezza.
Ancora, a distanza di cinquant’anni, non posso dimenticare la mia famiglia riunita per quest’evento, che impresse nel mio animo di piccolo, aperto alla conoscenza e all’amore, la bellezza di scene, vicende, espressioni, sguardi, silenzi, parole, panorami indimenticabili.
Così, e questa credo sia la più bella commemorazione di una simile opera immortale, lo scorso anno scolastico, cogliendo occasione da un lavoro teatrale su I promessi Sposi, realizzato da alcune mie colleghe di quinta elementare con i nostri vivacissimi alunni, ho proposto, in due ore concentrate, la visione di numerosi brani dell’originale televisivo in bianco e nero. Ma come già accadde in numerose classi per il favoloso bianco e nero, Marcellino pane e Vino, anche per il Manzoni-Bolchi, l’intera quinta fu trattenuta senza difficoltà sulle sedie per l’intera presentazione da noi antologizzata. I bimbi erano catturati dalla vicenda, dal pensiero, dallo scorrere calmo delle scene. Tutto parlava loro.
La magia di cinquant’anni fa si ripeteva, in un mondo frenetico e, forse, senza bussola, grazie al candore di quanti sanno ancora innamorarsi della bellezza perché in loro rinasce lo stupore, solo che se ne offra la semplice possibilità, senza mai stancarsi .
Uno stupore che si rinnovava al moto delle placidi e grigie acque del Lago di Como, o inanzi al volto di Lucia, come per la semplicità dei dialoghi di un fra’ Galdino. Ma questa, miei buoni lettori, sarà materia della prossima volta.
da:www.libertaepersona.org

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