giovedì 5 novembre 2015

L'attività artistica di Serena Lao

di Giovanna Sciacchitano 

Presentare Serena Lao è un grande onore, ma anche una grande responsabilità, perché Serena Lao è un’artista poliedrica dai molteplici interessi, interessi che le hanno permesso di affermarsi nel panorama culturale nazionale e in particolare in quello siciliano in modo eccellente. La ritroviamo infatti protagonista in campo teatrale, musicale e letterario sia come autrice, sia come interprete, nello specifico come cantautrice e raccontatrice di storie. La prima fase della sua vita, l’infanzia, è stata fondamentale per il suo futuro artistico. Sappiamo tutti che l’infanzia è un periodo molto importante per l’uomo, perché è proprio durante l’infanzia (da quando si nasce fino ai dieci anni) che si sviluppano le capacità affettive, dunque è un periodo di forti emozioni, per questo il vissuto dell’infanzia rimane fortemente impresso nella mente e nell’anima. Detto questo comprendiamo come per Serena Lao sia stato determinante avere vissuto i suoi primi anni tra i vicoli di Ballarò.  Ballarò è il più antico tra i mercati della città, il mercato è vita, è il luogo dei colori, dei suoni, delle abbanniate, dei sapori e questo mondo così esuberante ha affascinato e catturato l’immaginario creativo di Serena, al punto di portarselo sempre nel cuore e farlo rivivere attraverso le sue opere, le sue performances teatrali, i suoi concerti, le sue cantate. Con questa passione forte Serena Lao si è esibita e si esibisce ovunque sia stata o viene chiamata a testimoniare e a rappresentare aspetti della cultura popolare siciliana, ponendo una particolare attenzione all’etno-musica, ricavando da essa contaminazioni soprattutto dalle influenze afro-americane, che con abilità e professionalità ha inserito nel contesto della nostra tradizione folk.  Uno studio sulle tradizioni popolari siciliane che la nostra artista traduce in rappresentazione attraverso le parole e la musica per darne concreta fruizione, perché è alla cultura che bisogna affidare la trasmissione di un’eredità che ci appartiene.
Serena Lao porta in giro per il mondo l’anima dei siciliani e lo fa con semplicità, bellezza, spontaneità e serietà. Aiutata dal timbro di una voce possente che si impone (voce da contralto), negli anni giovanili ha studiato tecnica vocale e pianoforte. Contemporaneamente ha iniziato a scrive testi e a comporre musiche, ricordiamo che Serena Lao è iscritta alla SIAE in due sezioni: alla sezione Musica come autrice di testi e musiche di canzoni,  e alla sezione D.O.R come autrice di opere di teatro musicale. Ha infatti lavorato anche in teatro a fianco di attori famosi. Vicino a Rosa Balistreri, al grande Ignazio Buttitta e a Ciccio Busacca, che ha raccolto l’eredità dei cantastorie siciliani diventando cantore di fatti di cronaca, Serena Lao sviluppa la capacità di unire la sua innata sensibilità musicale ad un certo realismo sociale che le permette di fare della sua attività artistica anche uno strumento di denuncia civile nei confronti della gente che soffre (ricordiamo “La straggi di lu pani”, una ballata dedicata ai 24 martiri della rivolta del pane del 19 ottobre 1944 davanti Palazzo Comitini a Palermo).
Serena Lao però non si ferma a cantare la Sicilia che si deve riscattare, ma recupera dalla sua anima ogni possibilità creativa. È così che tristezza, nostalgia, realismo e fantasia spesso si mescolano insieme per raccontarci o pi cuntarinni i suoi umori, le sue angosce, i suoi ricordi, le sue gioie e poiché la forza della dimensione comunicativa dipende soprattutto dal modo in cui la comunicazione viene fatta, possiamo renderci conto del grande valore aggiunto che possiede la nostra artista quando usa il canto, suo preciso tratto identitario.  IL canto di Serena Lao procede assieme al dipanarsi dei sentimenti e delle emozioni che l’artista vuole comunicare, un perfetto esempio di quanto detto lo troviamo in “Io cantu”, che è il canto d’inizio della raccolta “Cantu la libbertà ca m’apparteni”, edito da ISSPE, Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici.
Una vera e propria dichiarazione di poetica dove l’artista fa conoscere l’intento della sua arte e nel silenzio smanioso della notte, mentre le stelle e la luna brillano nel cielo Serena canta …
 “…di l’amuri l’umanu turmentu
      di la vita li gioie e dulura
      e di l’omu l’eterna vintura…”
“Io cantu” fa parte del CD “Ora sugnu cuntenti”, tra le due pubblicazioni CD e libro c’è un anno di tempo, questo ha inevitabilmente portato a una differenza tra il parlato e lo scritto, proprio perché Serena Lao nella continua ricerca del modulo espressivo ha dovuto usare un certo rigore nella scrittura del siciliano che invece il parlato non impone. Per questo termini come “libbirtà” del CD, diventa “libbertà” nel libro e dunque le  differenze sono giustificate da questo motivo.
La pubblicazione “Cantu la libbertà ca m’apparteni” non è solo una raccolta ordinata di canti, ballate, brani scelti dalle operine e poesie, in queste sezioni è stato infatti suddiviso il libro, ma è soprattutto espressione dell’essenza più profonda di Serena Lao: il suo sentirsi ed essere libera, libera della scelta, la scelta di decidere da che parte stare e questo può accadere grazie alla libertà di pensiero della nostra artista, non lasciarsi condizionare da niente e nessuno è il solo modo per fare della realtà la lettura che Serena Lao fa e che ci trasmette.  Libertà di pensiero che lei esprime nel raccontarci il suo amore per Palermo e per la Sicilia e come scrive Umberto Balistreri nella prefazione al libro, “L’amore di Serena, a volte amaro, risuona come canto, nenia, ma anche come monito a essere più umani, più liberi…anche nella realistica e civile considerazione dello stato miserevole in cui si è ridotto il nostro paese”.
Le composizioni di Serena Lao sono quasi sempre scritte in strofe di 4 versi. Nelle quartine che a volte compongono le ottave la struttura metrica si definisce con la rima baciata secondo lo schema aa/bb. Questo crea nella narrazione una scansione ritmica che si ripete creando musicalità e orecchiabilità…espediente necessario alla tradizione orale dei cunti, tradizione a cui Serena si rifà per canti e ballate. Infatti per quanto rivisitati
nelle musiche con nuove sonorità e arrangiamenti che vanno dall’etnico al jazz, la nostra cantautrice alterna recitazione, melodia e intermezzo musicale. Questo è particolarmente evidente nelle sei operine musicali che hanno ottenuto ottimi consensi sia di critica che di pubblico.
Veri musicals minimalisti dove l’innovazione guarda al presente ma nell’assoluto scrupoloso rispetto del passato, nelle operine si trovano naturalmente più tecniche espressive insieme; canto, recitativo e musica.
Esempi ne abbiamo, tra altri, nella piece musico teatrale “Io… Rosalia”, nel racconto musico-teatrale “Luntanu”, ribattezzato a furor di popolo
Ballarò”, nell’operina “Francesco una follia d’amore” completamente arrangiata in musica jazz. Con “Io… Rosalia” sottotitolo “Supra na stidda cugghivu na rosa”, con chiaro riferimento a Santa Rosalia. Serena Lao è stata protagonista del  390° Festino palermitano, quello che porta la regia di Monica Maimone e ricordiamo che ha recitato attraverso i suoi testi “u cuntu” della vita della Santa su una delle terrazze della Cattedrale. In particolare il brano “Ballata di Palermo” tratto proprio dall’opera “Io …Rosalia” e musicato secondo un felice arrangiamento rinascimentale è la celebrazione  di Palermo e dei suoi luoghi. Serena Lao, attraverso le lodi della Santa alla città, in realtà non fa altro che declamare il suo immutato e viscerale amore per Palermo. Questo forte sentimento di Serena Lao per la sua città è come una raggiera, un’energia che parte e si diffonde da un unico centro …questo centro è il mercato di Ballarò, e l’amore per la sua Ballarò si irradia piano piano e poi in maniera impetuosa dal mercato alla città. Il brano “Lu Capannuni”, tratto appunto dall’opera musicale Ballarò, è testimonianza di quanto detto. Nei ricordi dell’autrice il mercato con i suoi suoni, le sue vibrazioni e u so capannuni, dove si vendono le merci, diventa centro catalizzatore di ricordi, sia per una memoria personale, sia per una memoria storico-sociale.
“…nto menzu i Baddarò lu me riuni
     c’era cunzatu un granni capannuni…
     ……………………………………
    Ora tuttu è canciatu u capannuni nun c’è cchiù
    si l’agghiuttiu lu tempu comu puru a gioventù”

Serena Lao nasce come cantautrice e questo rimane il suo principale tratto identitario, ma già prima ho detto che la nostra artista ha il pregio della versatilità e la sua intelligenza emotiva, cioè quel tipo di intelligenza volta alla conoscenza e alla valorizzazione delle emozioni, come ci insegna lo psicologo Daniel Goleman, non può non avere determinato in Serena anche la capacità di scrivere poesie. É una cosa che Serena ha sempre fatto ma, per quel pudore che accompagna spesso l’atto creativo, ce ne dà completa fruizione solo ora con il volume “Cantu la libbertà ca m’apparteni”. Quella delle liriche è la produzione più intimistica della Lao.
Essa si consegna generosa al lettore e ci lascia conoscere la parte di sé più profonda attraverso quel dialetto la cui forza ed espressione semantica evocano, più di ogni altra lingua, sentimenti e affanni dell’autrice.
Il siciliano che usa l’autrice è un dialetto immediato senza orpelli. L’artista infatti pone particolare attenzione alle parole che devono accompagnare la creatività e che devono esprimere gli stati d’animo di particolari vissuti.
Nella raccolta sono presenti ben 15 liriche, che spesso hanno una superficie metrica diversa da quella dei canti e delle ballate. Le poesie sono scritte secondo la struttura del verso libero e anche la rima adesso è meno impegnata, la troviamo solo là dove l’autrice ritiene opportuno costruire un certo ritmo attraverso un legame fonetico. Magistrale esempio lo troviamo nella bellissima ed emozionante poesia “Luna lunedda”, con la quale Serena Lao ha vinto il 1° premio assoluto per la sezione “poesie in lingua siciliana” alla XIIIª edizione del concorso letterario “Loredana Torretta Palminteri” nel 2014 (Baucina). Una lirica dove l’autrice affida l’umanità intera alla luna ed attribuisce ad essa la capacità di provare quella pietas che romani e greci ponevano tra i valori fondamentali della vita e che accoglieva in sé l’amore e il rispetto nei confronti di chi ci sta accanto, una luna umanizzata dunque e piena di compassione, sentimento che permette di agire la solidarietà nei confronti di chi soffre..
“…Luna lunedda facci di luna
      a tia ti la cantu sta bedda canzuna
      tu ca fai lustru nta la notti scura
     duna cunfortu a cu havi sventura…”
Un altro tema che ricorre spesso nelle composizioni di Serena Lao è quello della “ninna nanna”, una poesia che si intitola “Comu na vota” ce ne dà il senso. È il ricordo del nonno che morto da tempo si materializza attraverso il pensiero vivido e amorevole dell’autrice.
…”Aspetta anticchia, pigghiami nta li to’ vrazza, annacami
      e fammi addurmisciri comu na vota…”
In questa lirica c’è l’infanzia che emerge e il bisogno di attingere, come a una fonte d’acqua fresca che ristora, al ricordo delle carezze, di mmizzigghi, delle annacate,  per procedere nelle difficoltà della vita. Ogni essere umano ha questa esigenza ma in Serena Lao c’è forte la consapevolezza della nostalgia del passato, del dolore del non ritorno, tema che viene ampiamente trattato nelle liriche che parlano del tempo che passa, in particolare nelle poesie “Lu passatu nun mori mai”  e “A fotografia” Le poesie citate sono una conferma della complessità della vita dell’uomo. Spesso le aspettative sono deluse dagli accadimenti e dagli uomini stessi. Il rimedio a questo grande dolore, ci insegna Serena è proprio andare incontro al nostro destino, assecondandolo con coraggio nel bene e nel male e  trasformando il negativo in positivo scrive Serena Lao  “a vita è puru jocu si la sa’ pigghiari”
Questo non sempre però ci è concesso, lo vediamo nella poesia “Lu papaveru ‘nnamuratu”, 1° premio assoluto per la sezione “poesie d’amore” alla XIIª edizione Concorso letterario Giacomo Giardina, dove un bel papavero si lascia morire per una delusione d’amore, l’ultimo verso recita:
… “io moru pi n’amuri ca durò sulu un’ura!” …riflettiamoci sopra!
Bene, quello che abbiamo sentito e conosciuto stasera di Serena Lao è soltanto una minima parte della sua vastissima attività artistica. Abbiamo aperto con “Io cantu”, sua dichiarazione di poetica e chiudiamo con alcuni versi dell’ultima poesia presente nella raccolta “Nta lu silenziu…i me’ pinzeri”, un ponte tra il messaggio iniziale inviato dall’autrice
e la percezione di chi lo riceve, lasciando in ultima analisi a chi ascolta la scelta di riconoscere nella poesia di Serena Lao il grande valore dell’universalità.
 “…Chistu è un viaggi nni la fantasia
      si vuliti chiamatilu puru …puisia!”
E il valore dell’universalità della poesia della Lao viene subito riconosciuto dal poeta e saggista Tommaso Romano che nella poesia a lei dedicata per la pubblicazione del Cd “Ora sugnu cuntenti” e inserita nella copertina interna scrive:
“…Fedele al tuo canto,
      alla parola creativa
      in possente volontà…
      autentico è il tuo procedere
      nell’esistente poesia.”
Concludiamo con un plauso meritato alla nostra autrice che nel suo ricco e notevole percorso artistico ha ricevuto numerosi riconoscimenti.
 Nei concorsi letterari si è classificata al primo posto più volte con (“Ora sugnu contenti”, “Lu papaveru ‘nnamuratu” e “Luna lunedda”).
Le sono stati conferiti : il premio “Universo Donna”, il premio speciale alla Carriera all’interno del premio letterario “Madonie sotto le stelle”, il premio “Socialità e Cultura” per il suo percorso artistico e culturale, nell’ambito della musica siciliana, il premio della Cultura “AsprAzzurra”
2014, con la motivazione voce del 390° Festino di Santa Rosalia a Palermo, il Titolo di Accademico, honoris causa, conferitole dall’Accademia Vesuvianaua vastissima attività ar e ancora tanti tanti altri.
 Ringraziamo Serena Lao per l’importante contributo culturale che rende alla Sicilia e che ci fa sentire orgogliosi di essere siciliani.

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