lunedì 11 maggio 2015

La scienza afferma che la droga, compresa quella “leggera”, fa male.

di Domenico Bonvegna

La cannabis non è una droga “leggera”, come si pensa solitamente, anzi produce effetti pesantemente negativi, soprattutto fra i più giovani. Lo dimostra con dati oggettivi aggiornati al 2014, il professore Giovanni Serpelloni, nella seconda parte del libro “Libertà dalla droga. Diritto, scienza e sociologia”, Sugarcoedizioni (2015 Milano),illustra lo stato della diffusione delle droghe in Italia, riportando diversi studi scientifici sui danni dell’assunzione della cannabis.
Serpelloni, medico, da 30 anni nell’ambito delle neuroscienze e della clinica delle dipendenze. E’ stato per 6 anni capo del dipartimento delle Politiche Antidroga, dell’Osservatorio e del Sistema di allerta della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha rappresentato il Governo italiano in commissioni europee e delle Nazioni Unite e tanto altro. Inoltre, è autore di oltre duecento pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali e di 26 monografie.
Lo studioso in questo libro pubblica diverse tabelle sul consumo di sostanze stupefacenti dalla cannabis alla cocaina, all’eroina, nella popolazione scolastica e non solo. Ma l’attenzione di Serpelloni si concentra anche sulle nuove droghe sintetiche. Queste sostanze vengono messe sul mercato da nuove organizzazioni criminali che usano internet e in “in misura minore, ‘smart shop’, pubblicizzandole come Sali da bagno, incensi, fertilizzanti, prodotti naturali, erbe mediche…” Peraltro, questi prodotti, “vengono preparati artigianalmente in laboratori fatiscenti e a bassissima qualità igienica e messi in commercio attraverso la pubblicazione su siti web specializzati”.  Quello delle droghe sintetiche  è un fenomeno mondiale  e per Serpelloni è diventata una vera emergenza che,“se non viene fronteggiata, porterà allo svilupparsi di un mercato incontrollabile e globalizzato che già offre, a chi lo richiede, qualsiasi tipo di sostanze sia sintetiche che tradizionali”. In particolare, le difficoltà insorgono ai pronto soccorso, dove gli operatori devono identificarle tempestivamente.
 Queste nuove sostanze vengono utilizzate anche nelle rave party illegali, ecco perché si cerca di monitorare la rete internet per l’individuazione di questi eventi.
Dopo aver identificato i numeri dei vari soggetti trattabili e in trattamento per la dipendenza da sostanze stupefacenti, Serpelloni approfondisce la questione cannabis, fornendo una serie di dati scientifici riguardanti i danni alla salute derivante dal suo uso. I danni maggiori si hanno nella fase adolescenziale, “quando il cervello sta sviluppando e maturando importanti connessioni sinaptiche”.
Scrive Serpelloni:“Dagli studi scientifici esaminati, (elencati alla fine del capitolo) risultano evidenti le gravi conseguenze, ad oggi troppo sottovalutate, che possono comparire a seguito dell’uso di questa sostanza e dei suoi derivati. Tali conseguenze sono gravi quanto più precoce è l’inizio dell’assunzione e quanto maggiori sono la frequenza e la durata dell’uso”.
 Per lo studioso la cannabis è una droga di passaggio (“gateway”) per poi passare successivamente con molta probabilità all’uso di LSD, amfetamina, eroina. Per molto tempo la tossicità della marijuana è stata sottovalutata.“Sotto effetto della cannabis, l’attività cerebrale diventa scoordinata e imprecisa, portando disturbi neurofisiologici e comportamentali che ricordano quelli osservati nella schizofrenia (…) Gli effetti dannosi della cannabis sulla memoria e sui processi cognitivi sarebbero il risultato di reti cerebrali disorchestrate, che rendono difficili operazioni quotidiane come quella di prendere decisioni”.
 Risulta che la cannabis, “anche se assunta per un breve periodo durante la gravidanza, può influire negativamente sulla crescita e sullo sviluppo del feto”.
 E’ l’adolescenza il periodo vulnerabile a causa della cannabis, “la forte esposizione alla cannabis, durante questo particolare periodo, potrebbe portare a significativi cambiamenti neurocognitivi”.
 Come dimostrano le ricerche del National Institute on DrugAbuse degli USA, “il fumo di cannabis influisce sul cervello e altera la memoria a breve termine, le percezioni, la capacità di giudizio e le abilità motorie”. Secondo Serpelloni chi ha consumato cannabis in adolescenza, da adulti, risulta più vulnerabile, ed esposto all’insorgere di disturbi mentali come la depressione, psicosi e disturbi affettivi.
 In uno studio condotto tra il 1992 e il 1998 in Australia ha dimostrato l’esistenza di una relazione tra l’utilizzo quotidiano di cannabis e l’insorgenza di depressione sia negli adolescenti che negli adulti e di paranoia. Inoltre il fumo di cannabis altera la composizione genetica del DNA aumentando il rischio di cancro. “Il danno provocato alle mucose bronchiali da 3-4 spinelli al giorno corrisponde a quello derivante da 20 o più sigarette al giorno”. Secondo gli studi consultati da Serpelloni, “l’inalazione del fumo di marijuna è estremamente dannoso, molto più del fumo di tabacco. In alcuni studi condotti su modello animale è stato inoltre evidenziato l’elevato rischio cancerogeno e mutageno della cannabis”.
 La cannabis ha effetti negativi sulla sfera sessuale, sia sugli uomini che sulle donne.  Ma la marijuna e l’alcol hanno effetti negativi sulla guida, assunti prima di mettersi alla guida, sono causa di numerosi incidenti stradali. Pertanto secondo il professore, “guidare sotto l’effetto della cannabis raddoppia il rischio di provocare incidenti automobilistici. E’ il risultato di due importanti studi condotti su un campione molto ampio” .
 Ma l’uso della cannabis insieme all’alcol, secondo uno studio norvegese condotto da Pedersen e colleghi (2010), ha evidenziato un forte coinvolgimento dei soggetti che la usano in attività criminali.
Concludendo si può sostenere che la cannabis e i suoi derivati ha effetti negativi sulla salute. “La letteratura scientifica, a questo proposito, non lascia dubbi. Non si comprende quindi come, alla luce di queste evidenze, vi siano ancora percezioni e opinioni secondo cui tali sostanze non sarebbero pericolose o addirittura dotate di effetti positivi per l’organismo umano”. Pertanto per il professore Serpelloni, si ritiene che “il termine comunemente ed erroneamente usato di ‘droghe leggere’ per definire queste sostanze sia completamente fuori luogo e totalmente inadatto, oltre, che fonte di interpretazioni distorte e non veritiere”. Per Serpelloni, non c’è nessun’altra sostanza al mondo, che ha queste caratteristiche così ben documentate da studi tanto autorevoli, verrebbe classificata come “leggera” e quindi farla percepire come non pericolosa.
 Quindi tutti quelli che pretendono di escludere la cannabis dalla lista delle sostanze proibite, lo fanno soltanto per motivi ideologici e culturali. Inoltre per Serpelloni, “non vanno dimenticati il grande business e i forti interessi economici che il nuovo mercato della cannabis è in grado di generare, nonché le organizzazioni attive a livello internazionale che incentivano la legalizzazione della cannabis al fine di farne aumentare il mercato ed incrementare i propri profitti”.
 Nel prossimo intervento affronterò l’analisi sociologica e culturale sulla questione droga del professore Massimo Introvigne.

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