mercoledì 11 marzo 2015

AMOR LIBRORUM e VIAGGIATRICI STRANIERE IN SICILIA - MOSTRA BIBLIOGRAFICA

AMOR LIBRORUM e VIAGGIATRICI STRANIERE IN SICILIA
MOSTRA BIBLIOGRAFICA

14 e 15 marzo 2015
Sala azzurra dell’Hotel delle Palme, Palermo.
 
Sabato 14 e domenica 15 marzo 2015, la dodicesima edizione della mostra di stampe e libri antichi AMOR LIBRORUM sarà affiancata dalla mostra bibliografica sulle VIAGGIATRICI STRANIERE IN SICILIA. Ambedue le mostre si terranno nella sala azzurra dell’Hotel delle Palme in via Roma n. 398 a Palermo con orari dalle 10,00 alle 20,00 e ingresso libero.
Le incisioni settecentesche da quadri di Rubens e Van Dyck affiancheranno le fotografie ottocentesche di Palermo dei fratelli Tagliarini, di Sommer e di Incorpora. La prima edizione che è anche opera prima, rarissima, degli “Ossi di seppia” di Eugenio Montale del 1925 starà accanto alla prima edizione del dizionario siciliano-italiano del Mortillaro stampata a Palermo nel 1838.
Delle 24 viaggiatrici straniere in Sicilia, di cui vengono esposti i libri pubblicati tra il 1799 e il 1957, risultano notevoli alcune affermazioni che sfatano i più sgradevoli stereotipi come quella che scrive Emily Lowe nel 1859: “In Sicilia, come in Norvegia, potevano viaggiare tranquillamente donne sole senza accompagnatori”. Altre affermazioni confermano i più odiosi luoghi comuni come scrive Frances Elliot nel 1879: “La severa e repellente solitudine dei dintorni di Palermo dispone l’anima al crimine”. Luci ed ombre, così ieri come oggi, nei resoconti di donne che hanno visitato la Sicilia in lungo e in largo.

MOSTRA DI LIBRI ANTICHI + MOSTRA BIBLIOGRAFICA: VIAGGIATRICI STRANIERE IN SICILIA
 
di Damiano Calabrese
 
Sono ventiquattro le viaggiatrici che dal 1799 al 1957 hanno visitato la Sicilia di cui sono presentati i resoconti a stampa, quasi tutti in prima edizione.
Ventiquattro donne, pittrici, scrittrici, scienziate che hanno “scoperto” la Sicilia anche quando i testi dei viaggiatori uomini erano diffusi in tutta Europa.
La scoperta cioè di un’isola spesso visitata da sole (che è già un viaggio interiore di per sé) quando in Sicilia le strade, gli alberghi, la sicurezza, la sanità e lo sviluppo sociale ed economico erano molto diversi da quello che esse avevano lasciato nei Paesi di provenienza e il viaggio aveva tutte le caratteristiche di una “avventura”.
Provenivano da Paesi anglofoni prevalentemente, e Inghilterra in particolare, dove più di tutti l’emancipazione femminile ha visto germogliare i primi fermenti in termini moderni che nello specifico hanno significato poter decidere di essere libere di scegliere dove andare e dove viaggiare, anche da sole.
Esse non erano più Penelopi, che attendevano pazienti a casa il ritorno di Ulisse, ma si sentivano libere di impegnarsi in viaggi avventurosi diventando protagoniste del loro itinerario alla ricerca di conoscenze e della consapevolezza di se stesse e della propria identità di donne.
Interessantissime sono le considerazioni sulle tradizioni, i costumi e gli usi dei siciliani, con acute osservazioni sull’economia domestica e i balli, sulla galanteria degli uomini, sulle abitazioni e sui mercati, sulla cucina e la moda, sulla natura e la politica.
Molte sono le affermazioni che sfatano i più sgradevoli stereotipi come quella che scrive
Emily Lowe nel 1859 “In Sicilia, come in Norvegia, potevano viaggiare tranquillamente donne sole senza accompagnatori”. Beninteso, altre affermazioni confermano i più vieti luoghi comuni come scrive Frances Elliot nel 1879: “La severa e repellente solitudine dei dintorni di Palermo dispone l’anima al crimine. Le montagne dai profili duri escludono l’accesso alla pietà…la lugubre macchia e la boscaglia appaiono luoghi in cui nascondersi. Perché non rapinare e pugnalare, quando la Natura ha apposto alla terra un contrassegno che la rende adatta ai criminali?”.
I volumi, tutti provenienti da una collezione privata, sono per buona parte mai tradotti in italiano o tradotti solo per passi antologici, perché scontano, esattamente come quelli dei colleghi viaggiatori, un’errata valutazione da parte degli storici.
Questa raccolta di libri vuole mostrare le tappe di un cammino di civiltà che passa anche dai modi del viaggiare e dalla circolazione delle informazioni sulla nostra isola in Europa e nel mondo.
 
I libri esposti sono ventiquattro, alcuni in due volumi. Sono stati pubblicati da una polacca di cultura francese uno, uno da una tedesca e uno da una austrica. Ventuno sono inglesi o americane. Vittoriane ed eduardiane principalmente, ma non esclusivamente. Ciò appare naturale. La Regina Vittoria fu una instancabile viaggiatrice ( l’Impero coloniale era immenso!) e questa abitudine deve aver influito sui sudditi. Nonostante la cultura dominante fosse patriarcale, la volontà di fuggire dalla quotidianità ha trovato sfogo, e ciò soprattutto nelle classi agiate, nei viaggi. Viaggi in luoghi lontani, Patagonia, Giappone, America, Sumatra ecc… che hanno dato alle viaggiatrici la sensazione di realizzare un sogno lungamente accarezzato, un senso di libertà dalle convenzioni cui si erano soggette in patria. I codici comportamentali introiettati profondamente in patria, però, difficilmente venivano messi in discussione e quasi mai in maniera aperta.
Per restare alle viaggiatrici in Sicilia ciò si manifesta nel trinciare giudizi che trasudano il senso di appartenenza ad una civiltà superiore, vedi ad esempio la brutalità dei giudizi di Frances Elliot che viaggiò nel 1879. Però questo sentimento è corretto, quasi sempre, dalla tendenza a riferire aneddoti curiosi e a simpatizzare con gli abitanti delle campagne e con i ceti indigenti più che con quelli della città e nobiliari, o da sentimenti “intermedi” come la consapevolezza della propria condizione privilegiata di donna inglese (Emily Lowe) o l’atteggiamento di divertita e tollerante curiosità (Marianne North) sino all’egocentrismo che sperimentava la propria capacità di attrazione sugli uomini del sud di Margareth Fountaine passando per l’interesse etnografico-naturalistico di Norma Lorimer e Ethel Brilliana Alec-Tweedie.
Va detto che alle donne vittoriane, il viaggio conferiva una competenza culturale che derivava non dall’istruzione ma dall’esperienza. Pubblicare un libro di viaggi, per esse, era anche uno strumento di promozione socio-culturale. Il pubblico cui esse si rivolgevano, e a cui ammiccavano, era quello delle possibili future viaggiatrici. Ad esse con una consapevolezza via via crescente esse si rivolgevano, sino a quando esplicitamente non venivano pubblicate guide con tanto di indicazioni pratiche (Mariana Starke). Non mancano le viaggiatrici, però, che viaggiano in Sicilia per motivi scientifici, come la pittrice botanica Marianne North, l’entomologa Margaret Fountaine e l’antropologa Nevill Jackson.
Per quasi tutte, il viaggio in Sicilia rappresentava ancora l’esperienza della “viaggiatrice” che non era ancora diventata “turista”, per la quale traspare l’emozione di fronte ad un paesaggio, ad un giardino, ad uno spettacolo naturale. E ciò anche quando era accompagnata da stati d’animo di stupore, di disgusto e anche di pietà per le condizioni di vita materiale della gente del luogo negli anni in cui la Sicilia ( per i disagi stradali, alberghieri, sanitari, di sicurezza) era stata inclusa da poco nel raggio di interesse delle donne che spesso viaggiavano da sole. Tutte, nei loro libri e ognuno con stili e timbri diversi, raccontano “che il viaggio in Sicilia rappresentava un’esperienza intensa e coinvolgente, una scoperta, l’appagamento di un desiderio lungamente coltivato, lo stupore di rivivere sui luoghi reali gli eventi appresi sui libri, l’emozione di un paesaggio ineffabile e lo stordimento di una luce abbagliante e di colori brillanti così diversi dalle atmosfere cupe e smorzate degli inverni nordici”. Tutte coloro che viaggiano senza la compagnia di un uomo tradiscono l’intima soddisfazione di cavarsela da sole. Per questo, indipendentemente da quanto si fosse già scritto sulla Sicilia, ognuna di queste donne si sente esploratrice sia dei luoghi non noti sia delle proprie emozioni altrettanto sconosciute. Tutte, prima o poi e anche le più smaliziate, incontrano un oggetto che fa loro esclamare di non aver mai visto prima o immaginato una cosa simile prima di allora. Il viaggio di scoperta della Sicilia come il viaggio di scoperta di se stesse, insomma!

 

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